02-10-2008 13:56
Ricco', due anni di stop
Trovato positivo durante Tour, il Coni lo ferma fino a luglio 2010
ROMA, 2 OTT - Due anni di squalifica per Riccardo Ricco': questa la decisione del Tribunale antidoping del Coni. La sospensione scade il 30 luglio 2010. Il ciclista italiano era stato trovato positivo all'Epo di ultima generazione (Cera) nel corso del Tour de France 2008. La sanzione stabilita dal tribunale e' la somma di 18 mesi attribuiti per l'uso dell'Epo e sei per la frequentazione del medico Santuccione (radiato dal Coni).
La delusione di Riccó
''Sono molto deluso e amareggiato. Mi aspettavo sicuramente una maggiore comprensione''. ''Ho sbagliato ed e' giusto che adesso paghi - ha aggiunto Ricco' visibilmente scosso - adesso pero' non riesco a parlare e preferisco lasciare spazio ai miei avvocati''.
I legali: 'faremo ricorso'
Proprio i legali del ciclista, che era stato trovato positivo ai controlli antidoping dell'ultimo Tour de France alla 'Cera' (considerata Epo di terza generazione), hanno affermato che una volta lette le motivazioni che saranno rese note tra 30 giorni decideranno se ricorrere o meno al Tas. Una "sentenza sconcertante" in cui Riccardo Riccò "ha pagato il prezzo della lealtà".
E' l'analisi dell'avvocato Alessandro Sivelli, legale del corridore modenese, dopo i due anni di squalifica inflitti dal Tribunale nazionale antidoping del Coni al suo assistito. "C'è un problema di interpretazione delle norme - ha spiegato il difensore - perché è vero che la diminuzione è stata concessa ed erano due le contestazioni. Ma la sentenza è più pesante della richiesta della procura e dovremo fare le nostre valutazioni.
Certamente c'è la possibilità di impugnarla, c'è spazio per un ricorso". Riccò è stato squalificato per due anni, nonostante la procura antidoping avesse richiesto uno stop di 20 mesi. Il collegio giudicante gli ha inflitto un anno e sei mesi per assunzione di sostanze dopanti (doppia positività ad Epo di terza generazione durante il Tour) e altri sei mesi per la frequentazione del dottor Carlo Santuccione, inibito a vita, di cui è stato proprio Riccò a parlare agli inquirenti. La pena massima per le due violazioni è di 30 mesi. "C'è qualcosa che non funziona nella giustizia sportiva - ha detto l'avvocato Sivelli - perché se Riccò non avesse collaborato avrebbe preso la stessa pena, due anni. Infatti, se fosse stato zitto il nome di Santuccione non sarebbe saltato fuori".