Erano quattro anni che Basso aspettava un momento così. Ed è stato premiato sul traguardo più bello e commovente. Sorride e stringe un pugno. Il sogno si avvera. Dietro di lui Evans che ha ceduto dopo le prime rampe. Bella la prova di Cadel che corre praticamente senza squadra. Alle sue spella Scarponi che sale terzo sul podio.
Quindi Cunego che dimostra ancora che può fare bene, arriva Vinoukurov. La maglia rosa Arroyo arranca. Sastre cede e alla fine si arrende. Nibali che all’inizio della salita lascia il palcoscenico al suo capitano e giunge con 3’00” di ritardo.
Balzo in avanti per Basso, terzo in classifica a 3’33” dietro ad Arroyo che mantiene d’un soffio la maglia rosa e Porte che è a 2’35” .
Zoncolan, una parola che fa tremare le gambe. E’ il muro del Giro, la tappa che fa la selezione. Ognuno per se nei 10 km che rappresenta la sfida in assoluto.
Prima dello Zoncolan nell’altro assaggio del GPM del Duron non è successo molto a parte la tirata esemplare della Liquigas e dell’Androni che insieme alla Caisse D’Epargne ha dettato il ritmo per quasi tutta la tappa.
In testa praticamente dall’avvio sei fuggitivi nei quali si è fatto vedere il calabrese Reda sfilatosi però a ridosso della scalata del Duron. Ai 10 km sull’erta dell’inferno dello Zoncolan Turpin, Rodriguez, Sijmens sono in quattro. Ai piedi della montagna Agnoli lascia il gruppo dopo aver fatto un lavoro straordinario.
Il gruppo maglia rosa sale con un ritardo di 2’30”. Sastre in coda al gruppo appare controllare la situazione. Non piove e questo è già un bel regalo per tutti. I fuggitivi rallentano, i tempi si assottigliano. Nibali si sfila e si affianca a Cunego e Vinoukurov. Davanti Evans, Basso e Scarponi.
E’ il punto più duro di tutto il Giro con punte del 22%, un muro praticamente. Tra i due gruppi c’è Pinotti. Sastre cede mentre si fanno vedere Basso e Evans. Siamo a 6 km dal traguardo. Dietro tutti si sfilacciano e si appoggiano ai propri ritmi di pedalata.
Due ali di folla accolgono i corridori. Turpin viene inghiottito dalla rete di braccia dei tifosi. Nel budello traboccante di gente che incita si gioca la partita più emozionante di questa 93ª edizione. La montagna si colora di giallo, di blu, di rosso, di rosa, il colore di lunghi cappelli indossati da centinaia di tifosi.
Basso allunga e Evans va sui pedali per recuperare metri. I due si misurano fianco a fianco. La tappa è loro. Sastre è indietro di 1’27”, Nibali a 1’04”. Evans ogni tanto mette la testa avanti per intimidire il corridore della Liquigas. E’ una sfida psicologica. Siamo sui chilometri più duri quelli che passano sotto il traguardo dei -5km.
Conti alla mano per fare 100 metri ci vogliono 25/30 secondi si sale a medie di 10/12km ora. Una voragine difficile da colmare, un buco che Arroyo maglia rosa non riesce a colmare. Basso insiste, guadagna centimetri, Evans cede a 3,5 km dall’arrivo. Tra i due poco meno di venti metri. E’ il suo momento.
Evans appare fermo davanti a lui c’è solo il traguardo. Scarponi è a 16” Cunego a 39”, 26” il ritardo di Evans. I secondi sono macigni da superare, saltare, triturare. Sastre, Nibali e Pinotti sono a 2’00”, indietro, in fondo.
L’elastico dei secondi sfila i corridori lungo il serpente di strada che porta in cima. Arroyo a 3’14” perde strada. Manca poco alla fine dell’inferno e alla fine c’è lui Ivan Basso.
Pietro Plastina
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