25-05-2010
Garzelli, che scalata!
Vince la cronoscalata. Rinasce dopo la Tirreno Adriatico. Arroyo in rosa ma Basso è dietro a 2'27"
E ritorna Garzelli, ritorna alla grande con un’impresa pronosticata da qualche utente del nostro blog e del nostro gruppo di facebook ma non prevista dai tecnici che accreditavano gli onori della vittoria a Evans e in seconda battuta a Basso.
E invece non è andata così. Con la classifica che si accorcia, si restringe e rimette di nuovo tutto in gioco in attesa del Mortirolo e del Gavia. Sastre saluta il Giro con le sue aspirazioni rosa a Verona. Maglia rosa ancora sulle spalle di Arroyo mentre Basso si porta sullo spagnolo a 2’27” in classifica generale.
La mezz’ora di fuoco inizia alle ore 16.00 dove si concentrano tutti i big della cronoscalata che porta il giro sulla spianata del Kronplatz a Plan de Corones, traguardo over 2000 mt.
E’ Garzelli che fa sobbalzare sui divani i telespettatori e saltare sulle sedie i cronisti disseminati sulle varie poste di questa via crucis dura e arcigna i cui ultimi 2km sono in terra battuta.
Sole che acceca e scalda, brucia i volti e alle 16.00 è ancora alto quando il corridore della Quickstep chiude i suoi conti a 41’28” con un vantaggio di 1’36 e 1’46 su Uran Uran (Caisse D’Eprgne) e Petrov (team Katusha).
Il fiato rimane sospeso. Sulla strada ci sono tutti: Sastre, Evans, Vinokourov, Nibali, Basso, Evans, Cunego. Uno dietro l’altro, soli come si deve a chi dedica cuore e vita a questa disciplina, in salita. Scarponi nell’intertempo fa meglio di Garzelli – 8 secondi in meno.
Cunego non va. Nell’intertempo fa segnare -50”. Ma l’occhio va sulla strada. Evans è in vantaggio su Basso di 7”. Poco? Chissà… Nibali gira a +21” su Scarponi. Australia contro Italia sul filo dei secondi. Avanti e indietro con Cadel sempre in vantaggio.
Due stili diversi: Evans si accartoccia sui pedali, Basso, passista puro, rimane chiuso sulla sella, seduto. Due modelli diversi: Evans con rapporti lunghi, Basso più ridotto. Intanto il Kazako dell’Astana Vinokourov sguscia via a +24” nel conteggio dell’intertempo.
Non sono ancora a tutta. Gli zuccheri servono più in alto e non vanno sprecati. Sui cinque tornanti di passo Furcia si recita un’altra pagina di questo copione avvincente che è il 93esimo giro d’Italia. Evans passa sul tratto sterrato con 21” in meno rispetto a Garzelli. Ci si getta sullo sterrato.
Pendenze che sfiorano il 24% mentre Evans cambia pedalata. Ieri il passaggio sullo sterrato l’ha provata sette volte l’australiano che sale come un fuso, inclinato sulla rampa che porta diritto in cielo, sulla piazza naturale del Kronplatz.
A 2273 arrivi in apnea oltre ogni soglia aneorobica. Cadono come birilli a terra i corridori che tagliano il traguardo e si gettano sull’erba bruciata dal ghiaccio. Respirano a bocca aperta quasi a voler risucchiare tutta l’aria della vetta.
Cunego chiude nono proprio quando Sastre perde all’imbocco dello sterrato 1’28” e consegna tutte le pretese di vincere il giro al passo Furcia. Evans intanto va, studiata la tattica a tavolino, metro dopo metro che consente di affibbiare sulle spalle di Basso un ritardo di 18”
Non ce n’è per nessuno. Questa volta Evans non è legnoso come sullo Zoncolan, E’ la terra per lui, ex biker, avvezzo alle asperità di tracciati non asfaltati. Basso spinge un rapporto troppo agile mentre Evans innesta un rapporto pesante. E l’urlo della montagna è tutto per lui.
Tra due ali di folla si rivede Scarponi che va a 42’35”. Basso non regge la potenza muscolare e si difende mentre i secondi sono 20 tra lui e Evans. La moto del cambio bici di Basso scivola su un tornante nessun problema ma Ivan va per seicento metri senza supporto che disarcionerà in una seconda sbandata il ds Zanatta che a piedi raggiunge la vetta.
Nibali giunge al traguardo a 42’29”. Evans giunge in cima sul muro di Plan de Corones ma non ce la fa a scalzare Garzelli 42’10” +42” sulla sorpresa dell’Acqua e Sapone. Sastre scivola giù al sedicesimo posto.
Basso paga pegno e arriva con un ritardo di 28” da Evans e a 1’10” da Garzelli. Per strada sono rimasti solo in due Porte e Arroyo. Si deve solo sapere se Arroyo deve cambiare il colore della sua bici. Arroyo rimane rosa ma il fiato sul collo di Basso lo sente e nelle prossime tappe si guarderà più volte indietro.
Porte lascia il secondo posto in classifica generale a Basso e questo è un buon segnale. I fuochi d’artificio devono ancora arrivare e a Pejo Terme non mancheranno sorprese.
Pietro Plastina