I 100 anni dei Pirenei al Tour sono stati celebrati nella nebbia dalla sfida tra Contador e Schleck. Nell'ultimo arrivo in salita, oltre quota 2000 (2115 per l'esattezza) del Tourmalet Schleck celebra la vittoria di tappa ma non riesce a strappare la maglia gialla dalle spalle di Contador che a questo punto ha le mani sul tour. Mantiene gli otto secondi sul lussemburghese e i giochi sono quasi fatti.
Schleck ha capito che non ha più spazio per conquistare il Tour. Oggi lo spagnolo non ha lasciato un metro a Schleck. I 18km e 500metri sono stati percorsi in 52 minuti e 30 secondi. Un'eternità nella quale i due protagonisti si sono lanciati senza timore lasciandosi alle spalle tutti questi giorni del tour. oggi contano solo quei chilometri che portano al Tourmalet.
Fin ora i Pirenei non hanno dato emozioni se non l'inaspettato incidente meccanico accaduto a Schleck che ha stravolto le carte del destino e della classifica dell'edizione del 2010. Anche oggi fino ai piedi dell'ultima salita è successo poco, anzi nulla.
Nemmeno quando sul monitor della tv compare la scritta:10 km al traguardo. Tutto rimane immobile e qualcuno dal nostro gruppo facebook scrive che poteva anche partire dai piedi del Tourmalet la tappa di oggi...tanto per quello che si è visto. Si è visto invece molto bene sia Sanchez, caduto rovinosamente e poi risalito per tenere terreno e sognare di arrivare sul podio a Parigi, si è visto bene anche sastre.
Ribolle la rete divisa tra Schleck e Contador ma anche tutta in favore di Sastre elogiato per l'affondo fatto e perdonato per il rientro nei ranghi. Più di quello non può. A 9,2 km si scioglie il nodo di questo Tour. Schleck inizia a scattare, Contador incollato dietro di lui.
Si alza sui pedali il lussemburghese, anche lo spagnolo anche se si vede che nessuno dei due è al top. Non ci sono più cacciatori di tappe. Adesso è un discorso a due. Schleck ha dalla sua la vittoria di una tappa, Contador all'asciutto in questa edizione 2010.
Mancano 8 km, 25 minuti di scalata circa, velocità di scalata intorno ai 20 km/h. Questi i numeri di una sfida che si consuma nella nebbia del Tourmalet. Gianni Brera li avrebbe definiti 'due arrotini' visti i rapporti agili - così commenta Beppe Conti.
Con i nuovi allenamenti si è capito che per ogni salita c'è sempre una pedalata ottimale per non stancarsi e andare su costanti. Si gira, a sentire cassani, intorno alle 80/90 pedalate al minuto (parliamo del Tourmalet). Intanto i due vanno lungo un percorso leggenda del Tour de France.
Schleck si volta e vede Contador la cosa lo fa innervorsire. Sente la pressione dello spagnolo e vorrebbe lanciargli tra i denti uno scatto da lasciarlo piantato sul posto ma nulla. A 5 km la distanza tra i due rimane immutata in attesa di arrivare agli ultimi due chilometri i più difficili e duri di tutto il Tour.
Una macchia bianca e una macchia gialla si intravede nella nebbia che si infittisce metro dopo metro. Contador non mette mai la ruota davanti ma si fa vedere per far capire a Schleck che lui è lì. Schleck ha aspettato l'ultima salita. Nei giorni scorsi gli strappi erano molto lontani dal traguardo.
Schleck sa che ha poche possibilità, staccare Contador è possibile ma dargli un minuto e mezzo è impensabile. Il tour è tutto qui, nel nastro di asfalto che porta alla cima del Tourmalet. E sotto ai 4 km Contador spinge tutta la sua potenza sui pedali, scatta, si illumina, mangia qualche metro ma Schleck riassorbe il vocalizzo.
Scatto per stancare il lussemburghese ma anche per dire che lui, lo spagnolo, è imbattibile. Contador non vuole sentir dire che potrebbe vincere il tour per un salto di catena del suo avversario. Lui vuole questa maglia gialla senza macchie e ombre.
Fa freddo. Insieme alle gambe conta anche la testa in condizioni simili. Ai 2km i due si guardano ancora. Schleck cambia passo ed è sempre davanti. Si capisce che i due non si staccheranno. La pendenza è del 9%, la folla invade il percorso. urlano, corrono, vestiti in modo più strano, qualcuno anche nudo.
La strada ha designato il campione di quest'anno. Mancano altre tre tappe ma è quasi tutto scritto. Rimane un'altra immagine quella non inquadrata dalle televisioni: l'arrivo nel disinteresse generale di Lance Armstrong. Lo ha ricordato la nostra collega Alessandra de Stefano a rendere l'onore delle armi a un guerriero che ha segnato questi ultimi dieci anni del ciclismo mondiale che ha avuto forse la presunzione di dire ancora la sua.
Pietro Plastina
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